sabato 26 gennaio 2008

"La Tavola di Smeraldo" - Trilogia fantasy storica

Nell’anno di grazia 1568, un umile ragazzo di nome Bernardo, ponendo a rischio la propria vita, riportò alla luce un oggetto misterioso, forgiato più di tremila anni prima da Ermete Trismegisto, padre di tutti gli alchimisti, capace di trasformare l’energia negativa in positiva e regalare l’immortalità. Giaceva avvolto dalle tenebre e custodito da un fantasma, sotto l’imponente castello di Peschiera, alle porte di Milano. Da quel momento la vita del ragazzo cambiò completamente. Suo malgrado, venne eletto arbitro dell’eterna lotta fra il bene e il male. Aveva ritrovato la Tavola di smeraldo.





Editore Boopen srl


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Potete anche visitare i luoghi dove si svolge la storia, esistono davvero: il castello, ad esempio, che vedete raffigurato nella copertina disegnata da Giulia Marchi è davvero splendido. All'epoca di proprietà dell'arcivescovo Carlo Borromeo, una parte è ancora abitata dalla nobile famiglia, discendente proprio di San Carlo Borromeo.



Ecco un'immagine reale













... e la Tavola di smeraldo sembra davvero aver funzionato: i due neri e sinistri pipistrelli si sono trasformati in splendidi e romantici cigni...







Poi, nel 1569, Bernardo si ritroverà nuovamente immerso nei guai fino al collo. Dovrà sventare un attentato, l'attentato all'arcivescovo di Milano Carlo Borromeo, per mano di un frate dell'ordine degli Umiliati...






Prefazione di Alessandro Cecchi Paone





Forse non tutti sanno che la pietra filosofale non esiste, e non è mai esistita. Come non esistono il Sacro Graal, l'Arca dell'Alleanza, l'elisir di lunga vita. Eppure, da sempre, gli uomini continuano a crederci, e a cercarli, in ogni angolo della Terra. Perché sono come l'Araba Fenice, che "ci sia ciascun lo dice, dove sia nessun lo sa". Lo stesso vale per la Tavola di smeraldo, cui è dedicata anche questo avvincente secondo volume della trilogia di Sergio Marchi, nel senso che non c'è prova che all'oggetto materiale corrispondano nella realtà poteri magici. Ma è vero anche il contrario: chi può provare che non esistano? Nessuno ovviamente, come nessuno deve e può fingere di non capire che la forza inestinguibile di questi miti immateriali sta proprio nella loro introvabilità e, di conseguenza, nella impossibilità di confutarne i poteri. Come non si può discutere il valore di una pietra preziosa che non si può mettere sotto una lente di ingrandimento, così non si può saziare la sete di avventura che scatena ogni caccia al tesoro, di quelle che si vorrebbe non finissero mai, e infatti mai finiranno.
Il fatto è che conta assai di più, come insegnano i maestri Zen,il percorso della meta, la ricerca della scoperta. Sono la fatica, i pericoli, le peripezie, gli incontri e le prove che sprigionano quei poteri meravigliosi che possediamo senza saperlo, che scopriamo in noi proprio mentre li attribuiamo simbolicamente all'oggetto perduto e introvabile di cui andiamo alla conquista. L'elisir di lunga vita in questo senso esiste, eccome: nulla può tenerci in vita meglio e più a lungo di un progetto, di un punto di arrivo da raggiungere, di un amore da conquistare, di un sogno da trasformare in realtà. E’ scientificamente provato che chi si ferma è perduto, nel senso che si ammala di più e muore prima chi rinuncia a conseguire un risultato, anche piccolo, che ha a che fare con la realizzazione di sé. E se ottenere lo scopo è certamente meglio, anche l'emozione di una sconfitta è sempre meglio di nessuna emozione.
Ed esiste anche, allora, la pietra filosofale, ma non quella capace, come si dice, di trasformare in oro il metallo comune. E’ molto più potente, e preziosa, quella nascosta nelle prove della vita, nelle sue gioie e nei suoi dolori, che fa nascere la speranza nei disperati, il coraggio nel cuore di chi ha paura, il sorriso sul volto dei più cupi, la necessaria affidabilità nei momenti in cui non si può essere troppo superficiali, e che fa crescere i più piccoli, e induce i più grandi a proteggerli finché non sono pronti a difendersi da soli.
Sotto questa luce cosa possiamo leggere in definitiva tra le righe della Tavola di Smeraldo? Non c'è il rischio di un'astrattezza che non aiuta a prepararsi alla vita, di un che di misterioso che inquieta e seduce, allontanando dalla cultura razionale e dall'educazione scientifica, che sono indispensabili per essere protagonisti della propria vita e del proprio futuro? Tutt'altro: è nell'ordine delle cose che il pensiero magico preceda quello razionale, è stato così nella storia del genere umano, e sarà così nella vita di ogni singolo essere umano. Anche gli scienziati più geniali sono stati bambini che hanno creduto alle favole, anzi forse più degli altri. Così come proprio gli alchimisti, in un'era in cui non c'erano gli strumenti della tecnologia, hanno preceduto, preparando loro la strada, i chimici, grazie ai quali e alle cui scoperte, guarda caso, noi oggi viviamo più a lungo e meglio. Buona lettura.

Alessandro Cecchi Paone






Ma la Tavola di Smeraldo non aiuterà soltanto Bernardo; catapultata dal passato ai giorni nostri, darà una mano all'intera umanità...





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