sabato 26 gennaio 2008

Premi e riconoscimenti



"Un Giovane detective e tre indizi"
Paoline Editoriale Libri
Premio Selezione Bancarellino 1997












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"Non c'è peggior sordo di chi non vuol sentire"
racconto - Premio Favolando 2006

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Leggilo...


Quel piccolo paese di montagna era meraviglioso, proprio come se lo era immaginato. L’uomo, di mezza età, parcheggiò, scese dall’auto e inspirò profondamente: – Qui sì che si può respirare a pieni polmoni! L’aria è pulita e corroborante – commentò soddisfatto, mentre cercava di sgranchirsi le gambe che, dopo oltre tre ore di viaggio, si erano quasi anchilosate. Poi, prima di scaricare dal portabagagli il suo grosso zaino e tutto il materiale del perfetto scalatore, contemplò per alcuni secondi uno splendido monte che, alla luce del tramonto, si stagliava contro il cielo terso come un imponente monumento alla natura. – Stupendo, semplicemente stupendo – disse ancora. Quindi, senza indugiare oltre, entrò nella accogliente pensione a conduzione famigliare, a pochi passi da lui, che assomigliava più ad una baita che ad un albergo.
– Buona sera. Ho prenotato una camera singola per due notti – si affrettò a dire il turista al ragazzo che lo accolse.
– Ha intenzione di fare un’escursione? – s’informò il figlio del gestore notando la sofisticata attrezzatura che l’uomo aveva al seguito.
– Sì. Scalerò la parete di roccia di quel paradiso terrestre che si trova alle spalle del vostro lussuoso rifugio – rispose riferendosi alla montagna che aveva appena osservato.
– E’ la prima volta che viene qui, vero?
– Precisamente – affermò semplicemente il turista guardandosi attorno.
– Allora vorrei darle un consiglio. Fossi in lei sceglierei un’altra parete. Quella...
– Ragazzo per favore! – lo interruppe bruscamente. – Non iniziamo con gli avvertimenti per profani. Io sono uno scalatore esperto.
– Non lo metto in dubbio signore, ma quella parete...
– Allora forse non mi hai capito. Io la scalerò e non sarai certo tu a farmi cambiare idea.
– Veramente volevo semplicemente farle cambiare montagna, perché vede, quella...
– Ragazzo basta! – lo interruppe nuovamente l’uomo e questa volta visibilmente contrariato. – Domattina alle sette sarò su quella parete. So che sarà una scalata difficile, ma a me non spaventa niente, ho conquistato montagne ben più difficili di questa. Credi che abbia paura di rischiare la pelle? Piuttosto di morire finendo come un cretino sotto una macchina in pieno centro città, preferisco mettere in gioco la mia vita durante una scalata. Ma tu non puoi capire... ci vuole fegato, lo so.
Se dovessi precipitare da quella montagna, cosa che per altro non accadrà, già mi immagino gli articoli sui giornali: “Esperto scalatore, nonostante la sua esperienza acquisita sopra i monti di tutto il mondo, perde la vita durante un’ascensione nel tentativo di domare l’ennesimo titano di pietra” – disse declamando quelle parole con enfasi. – Non potrei morire in modo migliore.
– Come desidera – terminò rassegnato il ragazzo e con aria incredula, porgendo la chiave della camera a quell’originale cliente, che reputò tanto stupido quanto presuntuoso. – Alle otto serviamo la cena, se nel frattempo vuole rinfrescarsi...
– Grazie giovanotto, con piacere. Alle otto allora.

Il mattino seguente il tempo era splendido, l’aria frizzante e il cielo completamente sgombro da nubi. Il turista fece colazione e alle sette in punto si avviò, con tutta l’attrezzatura del caso, verso la sua montagna.
Dopo qualche ora, mano a mano che la vetta si faceva più vicina, la stanchezza iniziò a farsi sentire ma la felicità era tale che non ci fece neppure caso. Le sensazioni che provava ad ogni metro superato erano indescrivibili. Ad un tratto però, verso mezzogiorno, quando ormai mancavano pochi passi alla meta, uno strano rumore lo fece distrarre. A lui parve il ruggito di un grosso animale. “Ma che animale poteva mai vivere sulla roccia e a quell’altezza”? pensò ansimando. Rimase qualche istante fermo ad ascoltare, ma non udì più nulla. – Probabilmente è stata la mia immaginazione – disse questa volta a voce alta. – A queste altezze può accadere.
Pochi metri e ancora quello strano ruggito. Questa volta fu sicuro, non era la sua fantasia. Era qualcosa di strano che passava velocemente da destra a sinistra.
Non era spaventato, anzi, la curiosità di scoprire cosa potesse essere lo spinse ad accelerare l’andatura nell’ultimo tratto.
Finalmente le mani si appoggiarono alla vetta. Con il fiato sempre più grosso, fece un ultimo sforzo e sollevò una gamba per scavalcare uno strano muretto liscio, quasi artificiale. Proprio in quel momento, di nuovo quello strano rumore alla sua destra. Si voltò immediatamente in quella direzione e un’espressione di terrore si disegnò sul suo volto: una grossa automobile, sfrecciando veloce, lo stese sull’asfalto.
Il giorno dopo, i giornali riportarono la notizia in questi termini: “Sprovveduto scalatore, carico di attrezzature ma privo di buon senso, rifiutando i consigli di una giovane guida del posto, viene investito da un’auto sul ciglio della nuovissima superstrada che porta direttamente al passo, a tremilacinquecento metri di altezza. Lui, probabilmente, dovrà rimanere in ospedale per i prossimi quaranta giorni, ma quasi certamente tutto il paese riderà per i prossimi quarant’anni”.
– Certo che di cretini che si fanno investire dalle macchine ce ne sono davvero tanti, su questo aveva proprio ragione! – commentò il giovane della pensione leggendo il quotidiano.


Fine



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"L'acchiappatempo"
racconto - premio C'era una volta... 2007


Leggilo...




Nella lussuosa palestra, dotata dei più sofisticati attrezzi per potenziare i muscoli, come sempre la clientela non mancava. Ogni giorno, un mucchio di persone pagava per soffrire sotto quintali di pesi d’acciaio. Una razza davvero curiosa!
Decine di muscoli grondanti sudore, guizzavano e si gonfiavano brillando alla fredda luce dei neon e altrettanti visi sfoggiavano con grande disinvoltura quell’espressione di sano sforzo che, solitamente, a casa propria si nasconde chiudendosi nell’intimità del proprio bagno.
Ma per il culto del corpo alcune persone non conoscono limiti né inibizione alcuna.
Uno di questi era un ragazzone, un po’ stagionato, formato “incredibile Hulk”. Pur di rimandare il più possibile il momento in cui avrebbe dovuto arrendersi alla vecchiaia, passava in quel moderno salone di tortura almeno sei ore al giorno, sette giorni su sette. In più, per essere sicuro di fare tutto per bene, ogni mezz’ora si specchiava per controllare il risultato del duro lavoro.
Fu proprio durante una di queste pause... controllo carrozzeria, che un altro aspirante palestrato, un giorno gli si avvicinò e gli disse: – Io posso risolvere definitivamente i nostri problemi.
– Cosa intendi? – fece Hulk con un aria vagamente ebete.
– Intendo dire – rispose l’altro – che conosco un tale capace di fermare il tempo e farci rimanere così come siamo adesso, per l’eternità.
– Mi stai prendendo in giro?
– Assolutamente.
– Se fosse vero non verresti qui a sudare sangue.
– Quel tizio vuole una barca di soldi e io non li ho – spiegò il compagno di sudate.
Hulk, dopo un attimo in cui chi non lo conosceva avrebbe potuto pensare che stesse riflettendo, disse: – Quanto vuole?
– Diecimila euro, ma a te, se decidessi, costerebbe il doppio.
– E perché mai?! – fece protestando – sono forse il più scemo?
– Affatto, sei solo il più ricco, tra noi due almeno. Dovrai pagare anche per me, altrimenti non se ne fa niente. Prendere o lasciare.
Ancora un momento di silenzio e poi Hulk stese la mano con il palmo rivolto verso l’alto ed esclamò: – Affare fatto!
Per tutta risposta l’altro gli batté il cinque.
Il giorno seguente, a pagamento avvenuto, l’amico fece finalmente il nome di quell’essere straordinario: – Si chiama Bocc O.Nael, è di origine americana. Qualcuno lo definisce un... acchiappatempo. Lo cattura con una macchina molto sofisticata; cinque minuti e potrai vedere il tuo fisico così com’è in questo momento, per sempre. Ah... stavo quasi per dimenticarlo: dovrai portare con te un orologio da parete.
Eccitato come un bambino che sta per ottenere quello che ha sempre sognato, il muscoloso aspirante eterno si precipitò da Mr. Bocc, senza neppure chiedere spiegazioni a proposito dell’orologio.
L’uomo abitava in un piccolo appartamento in una zona semideserta della città. Quando Hulk entrò, si trovò di fronte ad una parete completamente coperta da orologi, ma tutti fermi a ore diverse. – Scommetto che si sta domandando perché mai nessuno funziona – disse l’acchiappatempo rivolgendosi al suo cliente.
– Effettivamente è curioso.
– E’ molto semplice: ognuno di questi orologi segna l’ora in cui il proprietario ha iniziato ad essere eterno. Ma adesso, prego – fece l’uomo indicando ad Hulk una porta – non perdiamo tempo finché... scorre. Entri lì, si spogli completamente e saltelli per cinque minuti girando su se stesso, come se dovesse fare un balletto. Mi raccomando, è molto importante per la riuscita dell’esperimento. Nel frattempo punterò le lancette del suo orologio all’ora... x, quella che lei non dimenticherà più e poi lo appenderò insieme agli altri.
Senza capire il perché di quelle cose apparentemente senza senso che doveva fare, il muscoloso atleta ubbidì senza ribattere. Dentro una piccola stanza, molto illuminata e con tutte le pareti a specchio, saltellò per il tempo stabilito. L’unica cosa che lo faceva distinguere da una scimmia era la pelliccia: lui era completamente depilato.
Quando ebbe finito, si rivestì e attese pazientemente in un salottino che Mr. Bocc gli dicesse come era andata. Avrà funzionato o avrebbe dovuto rifare tutto? Pensò trepidante.
Poco dopo l’americano ricomparve e gli consegnò una videocassetta esclamando soddisfatto: – Tutto perfetto, complimenti e... addio.
– Scusi, cosa devo farci con questa? – domandò il cliente riferendosi al nastro.
– Oh bella! Guardarla ogni volta che ne ha voglia! Anche fra cinquant’anni lei potrà contemplare il suo corpo esattamente com’è in questo momento; agile, asciutto e muscoloso. Non è quello che voleva? Ho imprigionato il tempo lì dentro.
– Ma lei è un farabutto, un truffatore, io... io... io la denuncio!! – iniziò a sbraitare Hulk.
– Se ha il coraggio lo faccia pure – rispose l’uomo con tutta calma – ma le ricordo che sarebbe alquanto imbarazzante dover dichiarare di aver pagato ventimila euro per farsi riprendere mentre saltella come uno stupido e per di più nudo come un verme. Nessuno lo ha costretto. Pensi a cosa scriverebbero i giornali. Allora sì che il tempo per lei si fermerebbe: la prenderebbero in giro per tutta la vita. Come può notare sono molti quelli che l’hanno preceduta e tutti hanno preferito tacere... – disse Mr. Bocc indicando gli orologi alla parete – ci sarà un motivo, le pare? E poi io non ho truffato proprio nessuno, quello che acchiappo veramente lo dice il mio nome.
– Il nome?! Che c’entra il suo nome adesso?
– Basta anagrammarlo. Bocc O. Nael, provi, vedrà che salta fuori il suo di nome: Bocc al O. ne... boccalone! – concluse scandendo bene ogni lettera mentre spingeva il povero Hulk fuori dalla porta.
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Fine

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